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Marco Pantani, tante le gioie e tante le lacrime

Marco Pantani è stato, forse, lo sportivo più rappresentativo degli anni Novanta in Italia: un ciclista che sembrava volare su quei pedali: anche nelle salite più ripide e faticose, lui s’alzava in piedi e staccava gli altri con una potenza mai vista prima. La sua carriera gli ha regalato tantissime gioie e soddisfazioni, l’ha portato sul tetto del mondo ma si sa, più in alto si sale e più ci si fa male quando si cade: Pantani è caduto, è caduto molto male e non ha mai avuto la forza di rialzarsi per tornare a combattere.

Pantani non sognava di fare il ciclista, inizialmente la sua vena sportiva si è espressa nel calcio ma, dopo aver ricevuto in regalo dal nonno una bicicletta, capì immediatamente che la sua vita futura si sarebbe dovuta svolgere su quei pedali. Il suo primo Giro d’Italia come professionista è stato nel 1993 ma nessuno ha ricordi nitidi di Marco durante quella gara: la sua esperienza fu troppo breve, solo poche tappe prima di ritirarsi a causa di una fastidiosa tendinite.

Il vero boom di Pantani lo si ha avuto l’anno successivo quando, cambiata la squadra, Marco cominciò a farsi notare vincendo ben due tappe del Giro d’Italia e piazzandosi secondo nella classifica generale. Un risultato eccellente per questo ventenne, che faceva sognare per lui un futuro nell’Olimpo degli Dei del ciclismo. Pantani aveva doti da scalatore puro, grandissima potenza sulle gambe, disciplina e grandissimo fiato; da quell’anno si cominciò a parlare di lui come della promessa del ciclismo italiano dopo Coppi e Bartali, si sprecavano i titoli di giornale che tessevano le lodi di questo giovanissimo romagnolo dagli occhi buoni e dalla forza immensa anche perché, quello stesso anno, riuscì a classificarsi terzo in classifica generale al Tour de France. Un percorso sportivo molto interessante quello di Pantani, che si è concluso purtroppo troppo presto, come anche raccontato nel sito di sport online fruibile da tablet, pc e smartphone, dove si racconta la sua storia e quella del ciclismo.

La sua carriera, tuttavia, non è mai stata facile: nel 1995 un grave infortunio causato dall’incidente con un’automobile durante la preparazione lo costrinse a rinunciare al Giro d’Italia concentrandosi solo sul Tour de France. La sua condizione fisica non era certamente delle migliori ma la sua tenacia è sempre stata talmente forte che, nonostante i dolori e il ritardo dagli altri partecipanti, riuscì a vincere una tappa alpina e una pirenaica, vincendo per il secondo anno consecutivo la Maglia Bianca come miglior giovane. Il Tour de France è stato un banco di prova fondamentale quell’anno, perché poi ci sarebbero stati i mondiali, che Pantani concluse con una medaglia di bronzo al collo.

Lo stesso anno fu investito da un’auto e si ruppe tibia e perone, tornato in sella nel 1996, durante una gara, un gatto gli attraversò la strada e si lacerò un centimetro di muscolo. Nel 1997 arrivò terzo al Tour de France ma il suo anno d’oro è stato indubbiamente il 1998. In quello stesso anno vinse il Giro d’Italia e il Tour de France e il suo record, tra i ciclisti italiani ancora permane.

Tuttavia, dopo una lunga ascesa, c’è sempre una discesa che però, Pantani, ha visto avvicinarsi troppo velocemente: nel 1999 nel suo sangue furono trovate tracce di Epo. Doping: il suo nome su tutti i giornali e un’accusa infamante per il ciclista, che provò a tornare in sella nonostante il processo in corso. Corse per altri due anni ma la depressione e la pressione gli impedivano di correre tranquillamente. Pantani si è dimostrato un ragazzo tanto forte nel fisico quanto debole nell’animo e, il pomeriggio del 14 febbraio del 2004, Marco Pantani fu trovato morto nella camera di un residence, stroncato da una overdose di cocaina.

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