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Running: quando una termografia rivela i muscoli più sollecitati

Tra i numerosi campi di applicazione delle analisi termografiche c’è anche quello sportivo: questo tipo di esame, infatti, può essere sfruttato a livello di running per capire quali sono i muscoli più sollecitati nella corsa. Il tutto si basa sull’impiego di una termocamera a infrarosso, che permette di effettuare controlli per nulla invasivi: in sostanza, la termocamera rileva le radiazioni presenti nel campo dell’infrarosso e, in particolare, le temperature. La persona che si sottopone alla termografia non è sottoposta ad alcun tipo di radiazione: ciò vuol dire che il procedimento può essere ripetuto tutte le volte che si vuole.

L’analisi permette di avere a disposizione un’immagine a colori da cui si può dedurre un responso: i muscoli più sollecitati sono quelli che mostrano le temperature più elevate. Nella foto, scattata con una termocamera FLIR, la scala cromatica permette di individuare i muscoli più sollecitati e le relative temperature. Se siete interessati alle caratteristiche tecniche o ai prezzi delle camere termiche, troverete informazioni utili sul sito www.geass.com.

L’immagine che si ottiene dalla termografia, permette quindi di osservare la distribuzione delle temperature sugli arti inferiori. La temperatura superficiale delle gambe, così come nel resto del corpo, è influenzata non solo dalla traspirazione, ma anche dalla circolazione del sangue, la quale agisce tramite la vasocostrizione e la vasodilatazione. Nel momento in cui si verifica una variazione della circolazione sanguigna, per esempio a causa di uno sforzo molto intenso, la temperatura della pelle non è più uniforme, dato che i tessuti che si trovano sotto la pelle subiscono un’alterazione: la termografia lo rileva e permette di scoprire il grado di sollecitazione dei muscoli.

Non solo: per chi pratica il running, la termografia si può rivelare utile anche per individuare e per fotografare degli edemi, delle flogosi o gli esiti di traumi che si potrebbero essere verificati nella corsa. Un’analisi di questo tipo permette di mettere in evidenza sia l’infiammazione avvertita dal paziente che gli stati infiammatori che sono ancora in procinto di nascere e che sono determinati da uno squilibrio nella struttura muscolare derivante da un trauma. In questa maniera si ha l’opportunità di prevenire e di evitare delle infiammazioni muscolari ulteriori che si potrebbero sviluppare nel corso del tempo.

Il cosiddetto filmato termografico è un’analisi dinamica del corpo, grazie alla quale è possibile mostrare e vedere in che modo vengono impegnati i muscoli: un accorgimento utile anche per verificare eventuali squilibri dal punto di vista della postura e scongiurare problemi futuri. Come è ovvio, un approccio del genere si rivela utile sia per gli amatori che per i professionisti: gli atleti ricorrono alla termografia perché essa consente di usufruire di una visione di insieme senza che il corpo sia sottoposto a radiazioni. Rispetto a un’ecografia o a una radiografia, dunque, tale tecnologia è molto meno pericolosa e, soprattutto, meno limitativa, proprio perché può essere applicata su tutto il corpo. Si tratta di un test non invasivo e oggettivo, decisamente efficiente, che produce una documentazione obiettiva attraverso un cambiamento nella temperatura della pelle.

La procedura che deve essere seguita è rapida e semplice: l’atleta che si sottopone alla termografia non deve fare altro che esporre le proprie gambe per un quarto d’ora a temperatura ambiente, purché non sia superiore ai 23 gradi. Il corridore, per di più, può essere coinvolto in modo diretto e capire con facilità qual è la sua situazione, se si sta allenando bene, in che modo può sfruttare al meglio i suoi muscoli, e così via.
Sono due le tecniche che possono essere adoperate: la termografia da contatto a cristalli liquidi e la termografia computer assisted. La prima si basa sulle proprietà dei cristalli liquidi, i quali sono in grado di cambiare, a seconda della temperatura, la propria disposizione nello spazio; ciò vuol dire che le lastre di cristalli liquidi che vengono collocate sulla pelle degli arti inferiori assumono colori diversi in funzione della temperatura della pelle. La seconda, invece, funziona con una lastra, che trasmette le temperature che sono state registrate in corrispondenza della pelle a un computer, il quale poi elabora i dati e fornisce un’immagine con colori differenti derivanti dalle varie gradazioni termiche.

Insomma, che si corra per pura passione, per partecipare a competizioni amatoriali o per prende parte a gare professionistiche, il ricorso alla termografia si può rivelare un supporto molto utile per scoprire in che modo si utilizza il proprio corpo e quali sono i muscoli che si è soliti sollecitare in maniera più consistente nel corso dei propri sforzi fisici e delle proprie attività.

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